Era il 16 aprile 1992 quando su La Repubblica appariva un articolo dal titolo quanto mai accattivante, “L’indovinello più difficile del mondo”, dove si chiedeva di individuare, fra tre persone, chi fosse il sincero, il mendace o l’imprevedibile, ponendo una sola domanda a testa. Si trattava in realtà di una traduzione dal quesito di George Boolos, professore di filosofia e logica matematica del MIT, a sua volta ispirato dagli enigmi di Raymond Smullyan, anche lui filosofo e matematico. Insomma, una domanda girata tra le migliori teste accademiche americane. Lungi da noi addentrarci nel rompicapo o fare spoiler sulla sua soluzione, ma un indizio lo diamo: la risposta sta nelle persone, ma serve fare la giusta domanda.
Anche nel mondo delle imprese e del mercato la logica della domanda-risposta si sposta sul piano dei valori. Cosa produco, come lo progetto, realizzo, fornisco… non basta. O meglio, a parità di condizioni, il valore si gioca sul piano del “senso”. La domanda non è più “cosa produco” o “cosa offro”, ma “perché”. E trovare la risposta non è affatto facile.
A proposito di purpose
Non si tratta di “brand reputation” o di “value proposition”, ma di quello che oltreoceano chiamano “brand purpose”. Ovvero, il senso più profondo di ciò che muove un’azienda. Il ritorno concreto lo dimostra una ricerca condotta dall’Osservatorio Ey, stimando una crescita annua di oltre il 10% in più per chi investe nella comunicazione del brand purpose. Nella narrazione d’impresa, spesso si parte dal prodotto o servizio e dalla sua capacità di rispondere ad un bisogno. Poi il racconto si sposta sull’azienda, sulla sua storicità e le sue expertise. Negli anni più recenti si è fatta spazio la sostenibilità, i temi ESG… ma ancora non basta. I “21 grammi” rimanenti (per citare Duncan MacDougall o Sean Penn, per chi ha visto il film) misurano il peso del purpose. L’anima di un’azienda.
E qui entra in gioco la consulenza. Che altro non è che l’utilizzo del metodo socratico, la maieutica, affinata in anni di esperienza. Porre la giusta domanda, percepire il non detto, andare in profondità. Farsi breccia nella sovrastruttura e far emergere la cultura aziendale. Che specialmente nelle PMI parte dal “saper fare”, ma che inconsapevolmente abbraccia una dimensione più intima e autentica, quella del “saper essere”.
Metti, una sera, la cultura d’impresa
Notte splendida a Venezia, lo scorso mese di settembre. L’umidità che dai tacchi si insinua nell’abito da gran gala. Bellissime storie celebrate dal Premio Campiello che lasciano il posto al solo desiderio di una doccia e un letto caldo. E, naturalmente, un b&b introvabile. Spersi alla ricerca del giusto civico, un distinto uomo sull’ottantina si avvicina per chiedere informazioni. Non accadono forse così gli incontri più inaspettati?
L’uomo si scopre alloggiare negli stessi appartamenti. Si presenta, Gianpietro Benedetti, Presidente del Gruppo Danieli. Un guru della siderurgia, un’istituzione del fare impresa. L’occasione trasforma una chiacchiera in una conversazione fino a tarda notte.
“Non mi parli di sociale” sentenzia con fermezza. Eppure l’ingegnere ha fatto costruire asili, scuole e reti di servizi a favore dei dipendenti. Ma guai a parlargli di CSR. Dal suo punto di vista, aveva creato attività utili a garantire la continuità lavorativa e la crescita economica. L’ha fatto per l’azienda. Ma alla base c’era il far lavorare bene le sue persone. Pur nell’inconsapevolezza di una “matrice di materialità”, se non è sostenibilità questa!
La cultura d’impresa si incontra, si ascolta, si legge negli occhi, si ammira. Ma può smarrirsi se non viene riconosciuta, condivisa e tramandata. La sua fragilità è legata in primo luogo alle persone che la alimentano ogni giorno, la trasformano. Le persone sono il patrimonio intangibile che racchiude gran parte del valore di un’azienda o di un brand e lo spirito guida che le anima accende la fiamma, indica la direzione.
Prendersi cura di un’idea di impresa condivisa e della comunità di persone che le danno vita è fondamentale per strutturare una crescita qualitativa. E una sensibilità necessaria per non perdere di vista la risposta più importante alla domanda più difficile. Cosa rende unica la nostra azienda?
M&A, Metterci Empatia e Acumen
Settimana intensa quella del primo round di business meeting organizzati per un progetto Mergers & Acquisitions di un nostro cliente tedesco, azienda multinazionale nel settore della produzione e distribuzione di prodotti chimici. Tre giorni a disposizione, strutturati in cinque incontri con altrettanti partner strategici, interessati ad integrare il proprio percorso di crescita all’interno di una grande azienda dalle ampie prospettive di sviluppo.
Cinque business matching cinque imprenditori che hanno condiviso il loro progetto d’impresa, che spesso è anche un progetto di famiglia. Un confronto per comprendere la possibilità di un allineamento di intenti, prospettive e, prima ancora, di valori alla guida.
Un approccio culturale fondamentale per leggere apertura dietro ogni dettaglio - dalle parole ai contenuti sino alla postura - mettendo in campo tutto il business acumen di MULTI a supporto di un percorso di crescita congiunto e sfidante. Agendo da mediatori culturali, trasformando l’M&A in Motivation & Affinity, come scrivevamo qualche tempo fa. Senza perdere quell’empatia necessaria a dare umanità al progetto, fin dalla prima mail di contatto.
E l’immediata raccolta delle prime sensazioni post incontro racchiude in sé l’approccio 100% made in Italy e made in MULTI, come ci fa notare prontamente il nostro interlocutore alla nostra domanda “So, what do you feel?”: “Ah, you’re right, because now I experienced that Italians feel even before they think!”. Non solo testa, ma anche sentimento. Questione di feeling!
La crescita delle PMI (ovvero Progettare Milestone Insieme)
Sensibilità e cura attenta sono qualità necessarie per costruire una relazione profonda. Specialmente con chi in profondità ci va per mestiere. La scintilla con Drilling, azienda modenese specializzata nella foratura profonda, è scattata quasi tre anni fa, con l’avviamento di un progetto di espansione commerciale in Germania.
Nonostante il primo progetto non sia stato il successo che ci si era aspettati, è stata l’occasione ideale per intraprendere sin da subito un dialogo sincero, creare un rapporto di fiducia che ha aperto la strada a nuovi e più grandi traguardi.
Ed è proprio la volontà di fissare dei traguardi, delle milestone appunto, che ha fatto evolvere il rapporto, favorendo una maggiore conoscenza reciproca. Dopo svariati progetti di affiancamento per lo sviluppo commerciale e marketing digitale, ora Drilling si è affidata a MULTI anche per la realizzazione degli strumenti di comunicazione. Una relazione fatta di intenzioni condivise e voglia di affrontare le sfide insieme. Ingredienti semplici che hanno portato all’acquisizione di tanti nuovi clienti per Drilling e che ci permettono di sognare e progettare la prossima milestone nel modo migliore: fianco a fianco.
Persone al servizio delle persone
CSR, ESG, sostenibilità, people… sono parole ripetute come mantra alle aziende che incontriamo ogni giorno, ma del resto non possiamo farne a meno. Dove il racconto di prodotti e servizi finisce per diventare esaustivo o ripetitivo, la soluzione è mettere in luce le iniziative dedicate all’ambiente, al territorio, ai dipendenti, alla governance, facendo emergere la propria cultura aziendale. Il modo migliore per valorizzare questo aspetto è metterci la faccia! Socaf, azienda specializzata in soluzioni per il cleaning industriale, ha scelto di sviluppare insieme a noi un racconto dedicato proprio al gioco di squadra.
Lo abbiamo fatto con il video “Persone al servizio delle persone” dove i collaboratori hanno raccontato la loro attività in modo originale attraverso un parallelismo con i propri hobby e passioni, dimostrando come in Socaf la vera forza stia proprio nelle persone.
E se di gioco di squadra si tratta, impossibile non citare la sponsorship dell’azienda con Vero Volley e Volley Millenium Brescia, valorizzata con dei contenuti social creati insieme alle pallavoliste per dare risalto ai valori condivisi con Socaf di impegno, coesione e voglia di raggiungere insieme tanti traguardi. Oltre al prodotto c’è molto di più! L’amore per lo sport, per lo stare insieme e per il gioco… pulito!
Cose che si sono piaciute
I luoghi del design. Dopo la fortunata mostra nella Sala delle Capriate, al Palazzo della Ragione di Bergamo, e ai primi incontri del Future Of, il progetto "Le fabbriche pensanti" di DimoreDesign sforna un nuovo progetto. Un podcast dedicato ai luoghi e alle persone dietro i prodotti di design più iconici tra i vincitori del Compasso d’Oro delle province di Bergamo e Brescia. Ne parleremo più avanti, ma nel frattempo non perdetevi i primi episodi!
Una stagione color Ororosa, ma anche verde MULTI. La sede di Confindustria a Kilometro Rosso ha ospitato la presentazione della nuova stagione sportiva del Basket Ororosa. Il progetto di pallacanestro tutto al femminile coinvolge diverse realtà del territorio e da anni dà un’occasione alle ragazze appassionate di vivere i valori del loro sport preferito: un’occasione importante, che MULTI è orgogliosa di sostenere. E siccome sognare non costa nulla, noi già ci immaginiamo di portare la squadra allo Sphere di Las Vegas!
Humane AI Pin, la tecnologia a misura di persona. Nell’evoluzione tecnologica siamo portati a pensare a come saranno i device del futuro. La startup americana Humane, nata dalla costola di mamma Apple, sta sperimentando un approccio totalmente diverso. Non più una tecnologia mobile o indossabile in senso stretto, ma una tecnologia che metta la persona al centro, capace di integrarsi e interagire con il contesto attorno a sé e con il device. Siamo seduti? Lo schermo viene proiettato sul tavolo o sul muro. Stiamo camminando? Lo schermo appare sulla mano. Una rivoluzione insomma, che la Paris Fashion Week non ha perso tempo nel mettere in mostra, grazie ad un brand giovane e innovativo come Coperni, che ogni anno si fa riconoscere per lungimiranza, e ad una modella d’eccezione, Naomi Campbell!
Infine, la risposta alla domanda più difficile
Non è facile esprimere a parole quello che sta succedendo in queste settimane tra Gaza e Israele. Nella corsa al fact checking impazzito e al mercato delle prese di posizione, ci permettiamo solo una riflessione in conclusione.
Alla domanda più difficile di questi giorni non esiste una soluzione giusta o sbagliata. Men che meno una soluzione finale. Non c’è una bandiera buona e una cattiva. Non ci sono ragioni più forti di altre.
Ci sono però i fatti, ovvero persone che uccidono e persone che vengono uccise. E in questa faida antichissima, l’unica soluzione che vediamo, la più difficile, sarà quella dove entrambe le parti si alzeranno per dire basta.